Egitto Predinastico - Giza: Il simbolismo planetario nella storicizzazione dello Zep Tepi

La Teoria della Datazione Storica dello Zep Tepi è il punto di partenza, fondamentale, poiché da essa si sviluppa la costante aggregazione di dati che mi hanno permesso di ampliare la complessa ed articolata revisione del simbolismo contenuto nei monumenti costruiti sulla Piana di Giza. Non mi sono voluto soffermare sulla classica relazione Piramidi-Orione, perché i progettisti hanno voluto tramandare qualcosa di molto più importante. Pertanto, una volta stabilita con certezza l’epoca in cui gli dèi hanno gettato le basi per la realizzazione del progetto, non rimaneva altro da fare che analizzare, con maggiore attenzione, i dettagli della correlazione astronomica, così da verificare l’eventuale esistenza di ulteriori elementi che potessero ampliare il novero di edifici rientranti nella correlazione astronomica. Non è stato difficile constatare, tra le peculiarità della mappa stellare, la presenza intrigante di una pluralità di pianeti, disposti lungo l’eclittica. La loro presenza nel cielo dello Zep Tepi, conferisce un senso di completezza all’armonico concetto di “Inizio dei Tempi”. 

Osservando la loro dinamica astronomica, si ha quasi la sensazione che avessero ricevuto l’incarico di sostenere il ruolo di “paggetti”, invitati ad assistere al sorgere delle tre regali potenze dello Zep Tepi: Osiride-Orione, Iside-Sirio, Horus-Leone.
L’allineamento osservato ci riporta ad un’epoca molto lontana, allorquando molti degli antichi simboli a noi noti, stavano venendo alla luce con i propri significati originari. I sette pianeti sono disposti lungo l’eclittica, formando una fila perfetta, mentre assistono al compimento dell’opera della Creazione. 
Poco sotto l’eclittica, la nuova Luna acquisisce il simbolico significato della fine di un ciclo e l’inizio del Nuovo Tempo. Essa cede il passo al sorgere del Sole – alla nascita della nuova Luce – che inonderà le terre d’Egitto apportando la linfa vitale per le nuove messi. Di lì a poco, essa seguirà – per mezzo della propria dinamica astronomica – il dio Ra che, imperioso, oscurerà con la propria vitalità tutti i suoi cortigiani in attesa. 

I Templi a Valle della Sfinge: rappresentato i pianeti Giove e Mercurio?

Nel suo percorso nascente, il Sole sosterrà la sua prima tappa ai piedi del Leone, dove incontrerà il pianeta Giove – figura simbolica che rappresenta il padre degli dèi, ma è anche espressione simbolica del concetto di giustizia. Immediatamente dopo, l’incontro con il messaggero degli dèi, il pianeta Mercurio, pronto a svolgere il compito che, la simbologia ed il mito, gli hanno affidato nel corso dei secoli: ovvero quello di annunciare il compimento dell’Opera.
La disposizione dei due pianeti, posti in congiunzione con la stella Regolo, assume un significato, meravigliosamente, intrigante. Infatti, se osserviamo la Sfinge, possiamo notare che ai suoi piedi sorgono due Templi, le cui colossali colonne inducono – con scarsi dubbi e molte certezze – a ritenere che le costruzioni sono state realizzate contemporaneamente, rientrando nel cosiddetto Progetto Unitario. Pertanto, è plausibile ipotizzare che i due edifici a valle della Sfinge sono stati edificati per rappresentare i pianeti Giove e Mercurio, proponendo ulteriori elementi di conferma sulla configurazione astronomica del 36.400 a.C. (infra 8 par. 2)

Posizione dei pianeti all’equinozio di primavera del 36.400 a.C. Nel quadrante di sud-est sono presenti tutti i pianeti, noti anche all’Egitto dinastico, oltre alla Luna e al Sole. Da notare la posizione di Giove e Mercurio in congiunzione con Regolo nella Costellazione del Leone

Nel suo percorso ascensionale che condurrà il dio sul trono – simboleggiato dal Sole che si avvia verso lo Zenit – Ra incontra il pianeta Venere, la cui funzione simbolica è associata all’amore passionale e alla bellezza. Il pianeta si trova nel quadrante di sud-est, quasi a metà del cammino che deve compiere per raggiungere il punto più alto dell’eclittica. La sua disposizione – anche in questo caso - non è casuale, poiché sta a simboleggiare la congiunzione degli opposti che avviene nel corso del ciclo vitale di ciascuno di noi. Le “nozze astronomiche” tra due oggetti cosmici diametralmente differenti – un pianeta ed una stella – che si congiungono nel mezzo del loro ciclo vitale, prima di incamminarsi lungo la via del tramonto.
Infine, l’incontro con Marte – il pianeta rosso, l’astro che simboleggia il furore della guerra – sancisce il momento propedeutico al proprio insediamento sul trono del cielo. Perché si completino le funzioni di un Re, oltre all’Amore, è necessario che si consolidi la Forza. Così, il Sole - prima di raggiungere lo Zenit – acquisisce, dal suo incontro con Marte, la certezza di essere scortato verso il trono in assoluta sicurezza.
Il Sole è ora allo Zenit, tutto si è compiuto secondo la legge della Natura che regola i cicli dell’astronomia.  
Così, assecondando le Sacre Scritture, dopo un lungo momento di azione, giunge la fase del riposo e della contemplazione dell’opera compiuta.
Dopo aver superato lo Zenit, ora il Sole percorre l’eclittica nel quadrante di sud-ovest, dove l’attende il pianeta Saturno. 
Su questo pianeta - e sulla sua funzione simbolica - si sono sviluppati molti dibattiti che hanno fatto registrare posizioni, talvolta, molto controverse. 
In alcuni ambienti esoterici, ad esempio, questo pianeta è posto in simbiosi con la figura del dio Seth, colui il quale elimina fisicamente il proprio fratello, pur di raggiungere lo scopo di dominare le terre del Nilo. Probabilmente nasce da questa associazione l’accezione negativa conferita all’astro, un’ipotesi generalmente accettata che, in ogni caso, non mi convince del tutto.
Sull’argomento, sembra interessante proporre una riflessione di Renèe Guenon, tratta dal suo libro: “Simboli della Scienza Sacra”. Lo scrittore ed esoterista francese - sul simbolismo del discusso pianeta, generalmente associato a sinistre funzioni – si esprime in questi termini:
“(…) Non si deve (…) considerare Saturno unicamente (…) una potenza malefica, (…) perché non bisogna dimenticare che egli è innanzitutto il reggente “dell’età dell’oro”…”
Questa considerazione, conferisce al pianeta una funzione straordinariamente rilevante: “Reggente dell’Età dell’Oro”. Questa funzione, nelle vicende che hanno interessato l’epopea di Osiride, invita a riconsiderare la natura del rapporto tra Iside e Thot, poiché è proprio a quest’ultimo che è affidata la reggenza, fino al ritorno di Iside, concentrata nella ricerca del corpo martoriato del suo amato. 
E’ plausibile considerare una simbolica associazione tra Thot e Saturno?
Infine, l’analisi della carta astronomica restituisce un ulteriore dato, particolarmente curioso, che invita ad una seria riflessione sull’evoluzione di alcuni miti e sulla natura di specifici rituali religiosi. Lungo l’eclittica è possibile riscontrare la presenza di tutti i pianeti convenzionalmente associati ai giorni della settimana.
Ed è molto particolare osservare che il pianeta del “riposo”, Saturno-Sabato, è localizzato esattamente nel quadrante ovest della configurazione astronomica. 
Questa disposizione è estremamente affascinante poiché riporta – con vigore e cognizione di causa – alla tradizione ebraica. Infatti, in questa cultura, il Sabato è considerato il giorno del riposo, dedicato ai riti di celebrazione del Signore Dio, creatore dei Cieli e della Terra. 
E’ possibile che la Tradizione ebraica possa essere stata condizionata dal retaggio degli eventi caratterizzanti l’Egitto predinastico? Oppure siamo un presenza di un’altra coincidenza?
La lettura astronomica ci invita a rivolgere lo sguardo vero i miti Egizi - così da completare la nostra analisi – ed ottenere pieno riscontro nella correlazione avvenuta all’equinozio di primavera del 36.400 a.C. Il Sole è associato al dio Ra, considerato il padre degli dèi, così come Giove – seppur nella sua attribuzione di Amon – può essere associato a Ra. 
Questa correlazione tra i due astri è molto interessante, poiché oltre a sottolineare la similitudine tra i due personaggi rappresentati, mette in evidenza un dato scientifico di assoluto rilievo. Sappiamo, infatti, che tra i pianeti appartenenti al nostro sistema solare, Giove è l’unico a presentare delle caratteristiche morfologiche che lo rendono una “stella mancata”. Quindi se associamo Ra-Amon e Sole-Giove, si evidenziano delle similitudini molto inquietanti.
Come potevano saperlo, gli egizi, in considerazione del fatto che solo la moderna astronomia ha potuto accertare le analogie tra i due corpi celesti? 
Il pianeta Mercurio è, generalmente, associato allo scriba degli dèi, il dio Thot, colui il quale è custode del Sapere. A lui sono ascritte le ermetiche Tavole Smeraldine che custodiscono i segreti della scienza della perduta civiltà delle Piramidi. Ancora oggi, molti ricercatori e avventurieri sono sulle tracce di questi antichissimi testi, influenzati dalle cosiddette “profezie” del veggente americano, Edgar Cayce. 
Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, le profezie hanno alimentato una vera e propria caccia al tesoro che ha coinvolto addirittura Zahi Hawass, il quale non perse tempo a convocare le televisioni di tutto il mondo per annunciare la scoperta di una camera sotto la Sfinge, dove ipotizzava l’esistenza della cosiddetta “Sala dei Documenti”. Dei Libri di Thot, naturalmente, non c’è nessuna traccia. Si vocifera – ma la cosa intendo riportarla per mera curiosità – che i libri siano stati custoditi nella biblioteca di Alessandria, fino al tragico incendio; poi, furono riportati in occidente ed oggi, si pensa possano essere custoditi nella segreta Biblioteca del Vaticano. 
Thot, introduce un altro personaggio della mitologia egizia, particolarmente importante per il ruolo che ha svolto: la dea Iside. Egli, infatti, aiuta la sposa di Osiride nella ricerca del corpo al fine di ricomporne le membra e rendere possibile la creazione del futuro Re dell’Egitto: Horus.
Nella complessa visione mitologica, ad Iside è, generalmente, attribuita una doppia identificazione astronomica: il pianeta Venere e la stella Sirio. Seppur, bisogna specificare che, talvolta, è associata anche alla Costellazione del Toro, nella sua forma di Hathor.
Alla dèa sono attribuite specifiche funzioni simboliche, tra le quali: l’amore, per la quale è maggiormente ricordata nell’iconografia egizia; la fecondità e la maternità in quanto generatrice del primo semidio dell’Egitto, ovvero Horus; ma a Iside è anche riconosciuta la funzione di custode della magia della rinascita, poiché è la dèa che ricomponendo il corpo martoriato di Osiride è in grado di poter generare il nuovo re.
Horus è un predestinato, poiché le vicende che portano alla rivolta di Seth e dei suoi Sebau contro Osiride, lo mettono nelle condizioni di dover sobbarcarsi il peso della rinascita del nuovo regno. Egli, quindi, si configura in associazione astronomica con il pianeta Marte, il corpo celeste di colore rosso che rappresenta il furore della vendetta contro i nemici di Osiride.
Il Pianeta Saturno, infine, è correlato alla figura del dio Ptah, il dio nascosto, il Creatore, il supremo, il non-creato, spesso associato alla materia primordiale dalla quale si genera la vita. E’ possibile individuare una connessione tra il pianeta Saturno ed il Tempo, poiché talvolta gli stessi Egizi, consideravano questa simbolica correlazione, partendo dalla determinazione della natura di eterno vivente del dio Ptah. Nella configurazione astronomica del 36.400 a.C., Saturno sembra scandire i ritmi dello Zep Tepi, così da assecondare l’ordine della Creazione. Inoltre, la posizione astronomica nel quadrante di sud-ovest, sancisce il termine ultimo dell’opera compiuta, il momento della contemplazione del Progetto divino appena portato a conclusione. 
Infine, non resta che leggere la funzione simbolica del nostro satellite naturale: la Luna. Talvolta, nell’esoterismo, essa è associata ad Osiride, ma anche allo stesso Thot. Certamente, essa rappresenta il “lato oscuro” della luce divina. 
Nella configurazione astronomica riferita allo Zep Tepi, essa si trova esattamente al di sotto della immaginaria linea dell’orizzonte celeste, nel suo colore più oscuro, in attesa di entrare al proscenio della vitalità e seguire il sole nel suo percorso lungo l’eclittica. 
La connessione con il Messaggero degli dèi è quasi immediata, poiché - nel silenzio ermetico del tempio, con la sua signora Iside - trama nell’oscurità la vendetta per l’assassinio del suo divino Osiride.
La connessione tra il dio Osiride ed il disco lunare, infine, permette di proporre un’ulteriore analisi: essa è assolutamente significativa, poiché lo Zep Tepi lo vede protagonista indiscusso del suo Tempo, incarnando la fase in cui la Luna simboleggia la duplice funzione di Fine e di Inizio, di Morte e di Rinascita.  
La lettura simbolica degli eventi astronomici, correlati alle vicende ascritte alla mitologia egizia, ci rendono testimoni di un’epoca, in cui l’umanità dei protagonisti esplode in tutta la sua vitalità. 
Ma la fine e l’inizio di quale momento? 
Molto spesso, quando ci si riferisce ai grandi personaggi che hanno determinato il corso della storia o della religione, ci si trova ad analizzarne i loro temi astrali, ovvero alla dirette influenze degli astri nella vita dei singoli personaggi, poiché gli allineamenti degli astri e dei pianeti sembrano influire sulle vicende umane in maniera quasi ossessionante.
Questa era la considerazione di base della perduta civiltà delle piramidi che ha voluto coniugare gli eventi del personaggio Osiride nella simbologia astronomica.
Pertanto, il 36.400 a.C. propone una lettura dell’immortalità storica del personaggio Osiride? 
E’ esistito davvero?
Osiride, in antico egizio “As-ir” - ovvero “il Signore del Luogo di Occidente” - è ricordato come la divinità che apportò i primi rudimenti dell’agricoltura e dell’allevamento. E’ considerata una divinità dallo spirito buono, sempre pronto ad intervenire per sostenere il popolo, caratteristiche che, con ogni probabilità, lo hanno reso debole agli occhi di chi era pronto a tramare alle sue spalle. In tutte le culture, in ogni epoca e ad ogni latitudine, si narra di un personaggio con le sue medesime caratteristiche, che vive in funzione del popolo e, dovunque, esso viene ricordato nei miti leggendari dei popoli, divenendo un simbolo di umanità, di amore, di ricchezza spirituale e di progresso. 
Secondo i Testi Egizi, Osiride sarebbe nato nel primo dei cinque giorni aggiuntivi istituiti da Thot, dall’unione tra la dea Nut e il dio Geb. Egli, dunque, si configura come divinità generata dall’unione del cielo e della terra. 
Una nascita mitologica oppure l’ermetico riferimento ad una provenienza stellare? 
E’ ormai impossibile sottacere che - nel corso dei millenni - l’arte, la mitologia ma anche la religione narrano, attraverso le proprie formule descrittive, di una civiltà venuta dalle stelle. Essa sarebbe la reale generatrice dell’uomo, come lo conosciamo oggi, nella sua forma di Sapiens Sapiens. 
La prova di tali ardite supposizioni creerebbe una svolta epocale nell’evoluzione della nostra specie e, soprattutto, modificherebbe – in maniera decisiva – il nostro concetto di consapevolezza. 
Esse sono ipotesi che non è possibile rigettare, fino a prova contraria. Il percorso di ricerca della verità storica è sempre molto difficile da praticare e, per una sua omogenea definizione, presuppone una visione dei fenomeni molto ampia.
Sitchin, nel corso del suo ciclo di studi, ha proposto una chiave di lettura molto particolare, dei fenomeni evolutivi che hanno interessato il genere umano.
Essa propende per l’esistenza – nel corso delle ere remote – di una civiltà che ha determinato i destini della nostra specie e del nostro pianeta, generando l’uomo con le caratteristiche attuali, attraverso una manipolazione genetica sull’Herectus. Questa ipotesi manderebbe all’aria la già fragile teoria darwiniana. 
Questa ipotesi come si collega allo Zep Tepi e al mito di Osiride?
Dalla lettura dei miti non è difficile individuare delle formule che inducono a ritenere queste divinità assolutamente potenti, ricche di conoscenza e straordinariamente efficaci in ogni attività, al di sopra delle culture dei popoli del tempo. Essi possedevano delle conoscenze superiori.
Potrebbe essere Osiride, dunque, il progenitore di una stirpe di uomini-dèi vivente ancora oggi? E’ per questo che la Civiltà delle Piramidi ha voluto ricordare questo personaggio? Perché ha saputo mettere in correlazione cielo e terra, generando una nuova stirpe di uomini ad immagine e somiglianza degli Elohim?
Se gli Antichi Testi narrano di vicende molto “particolari” è possibile che qualcosa di straordinario sia accaduto nella notte dei tempi; il resoconto, alla fine, è reso dalla sintesi dei miti e delle leggende che si fondono in un’unica consolidata realtà che ci conduce alle origini della nostra esistenza. 

Estratto da: “Il Segreto degli Dei”, di Armando Mei, Amazon 2015

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