15 gennaio 2009

L'enigma Zed (3)

di Armando Mei e Nico Moretto

Dalla “Dimora dei Saggi”
I maestri muratori avevano lavorato non poco a smontare e rimontare le enormi lastre di granito…”. Nel Capitolo Primo del Libro dei Morti riteniamo significativamente plausibile il riferimento ermetico al concetto di costruzione o ricostruzione di un’opera tanto grande (nell’accezione più ampia del termine) quanto sacra (anche in questo caso nell’accezione più ampia del termine, senza limitare la locuzione ai rituali simbolici officiati durante le “sacre cerimonie”) nella citazione: “Io sono il Maestro dell’Opera che pone la sacra arca sul proprio supporto”. L’espressione “sacra arca sul proprio supporto” sembra chiaramente descrivere il lavoro svolto dai Maestri Muratori nella costruzione di una Colonna al cui apice è stata sistemata un’arca (chiaramente, a nostro parere, la costruzione della Colonna Zed). E’ contestualizzabile la teoria dell’ingegnere italiano Mario Pincherle, secondo il quale lo Zed era stato costruito in Mesopotamia e poi trasportato nelle terre del Nilo per essere custodito nella Grande Piramide. Si tentò la costruzione di uno Zed più potente, inserito in una struttura triangolare intimamente correlato alla geometria sacra, per potenziarne la funzione? Una macchina di proporzioni enormi che poteva sfruttare ed immagazzinare quanta più energia possibile, per far fronte ai futuri bisogni di una popolazione in aumento? Tale “mostro” aveva bisogno di una struttura idonea alla sua preservazione ed al suo funzionamento. E niente ci sembra più adatto delle enormi piramidi. L’immane progetto giustifica la mole dei monumenti e la complessità della loro struttura. Una progetto che deve necessariamente avere una funzione straordinaria. Ma quale?La “Dimora dei Saggi” suggerisce: “Era l’indispensabile fonte energetica per attivare la magica porta tra i mondi…”. Il Libro dei Morti sembra confermare questa interpretazione. Infatti, la cosmologia ermetica egizia sembra essere un ottimo strumento per celare gli archetipi degli iniziati alle scienze più sofisticate. La seguente citazione sembra riassumere il sistema di comunicazione tra due luoghi attraverso un sistema sul quale stiamo alacremente lavorando: “O conduttori delle anime eccellenti nella dimora di Osiride, conducete l’anima di Osiride insieme a Voi, nella dimora di Osiride […] che io possa seguire Horo nel Ro-stau (Duat) e Osiride in Djedu”. E’ l’ennesimo riferimento al sacro “Luogo dello Zed” che ci lascia intuire l’esistenza di un sistema tecnico-scientifico nascosto tra le righe di formule rituali e vocative. I conduttori sono nel luogo di Osiride nello Djedu (Giza) e sono loro che attivano i ponti “comunicativi” verso il Ro-Stau, quest’ultimo deve inteso come specifico punto di riferimento celeste oppure come alternativo punto geografico terrestre? Nel Libro dei Morti si fa chiaro riferimento alla “Grande nell’Abisso del Mare” (dominata da un dio conosciuto in Egitto con il nome di Atum) splendente di radianza come il Duplice Leone. Non è straordinario il riferimento alla Piramide “immersa negli abissi” (Yonaguni?) splendente come quella dei “Due Leoni” (Giza)?.

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