137, Kabbalah e Misteri della Seconda Piramide


Trovarsi, profani, di fronte alla sacralità del 137, è stato come per un bambino entrare per la prima volta in un Luna Park… Avido e stupito, mi sono crogiolato per ore nelle descrizioni di questo numero, che spaziavano dalla Scienza più all’avanguardia alla Qabalà; dalla spicciola numerologia agli Archetipi; dalla filosofia Orientale alle stelle… Ho provato un’intensa emozione leggendo le parole di Leon Lederman riportate nel libro  "La particella di Dio". A pagina 32 - l'autore, premio Nobel per la fisica nel 1988 e direttore del Fermilab, il più grande acceleratore di particelle degli Stati Uniti - racconta di come, per un certo periodo, avesse abitato in una casa il cui numero civico era 137. In realtà era stato lui stesso a scegliere di mettere quel numero sulla sua casa, dato che si trattava di una fattoria isolata in campagna. Così continua: "Fu Richard Feynman, infatti, a suggerire che tutti i fisici affiggessero una targhetta nei loro uffici e nelle loro abitazioni per ricordarci di quanto poco sappiamo. Sulla targhetta non ci sarebbe stato altro che questo: 137. Ora, 137 è l'inverso di una cosa chiamata "costante di struttura fine". Questo numero è in relazione con la probabilità che un elettrone possa emettere o assorbire un fotone. La costante di struttura fine risponde anche al nome di costante alfa, e corrisponde al quadrato della carica dell'elettrone diviso per la velocità della luce moltiplicato per la costante di Planck. L'unico significato di tale sproloquio è che questo numero, 137, contiene l'essenziale dell'elettromagnetismo (l'elettrone), della relatività (la velocità della luce) e della teoria dei quanti (la costante di Planck). Sarebbe meno sconvolgente se il rapporto tra tutti questi importanti concetti risultasse pari a 1 o a 3 o, forse, ad un multiplo di pi greco. Ma 137?”
L’interessantissimo articolo continuava dicendo che il 137 è un numero puro, ciò significa che non ha dimensioni e significa anche che, un qualunque essere, in qualunque parte dell’Universo, utilizzando proprie unità di misura per l’elettromagnetismo, per la velocità della Luce e per la costante di Planck, otterrebbe sempre e comunque il numero 137…!
Ora, vi chiedo di accompagnarmi all’interno del Luna Park e salire con me sulle montagne russe, alla ricerca del significato cabalistico-esoterico del numero di Dio…
Nella Qabalà esso è la sequenza:
Quf-Beit-Lamed-Hey ovvero 100 - 2 - 30 - 5 
-          Quf o Kaf è la lettera ebraica che negli archetipi ha il significato di “penetrare”, quindi entrare, varcare.
-          Beit o Beth è la casa di Dio.
-          Lamed è l’archetipo per la funzione “misura”.
-          Hey o Hè significa Vita…
“Entrare nella casa divina della misura della vita”! Questo c’era scritto nei numeri della Seconda Piramide!
Quello che potete vedere sopra sono le lettere ebraiche che servono per scrivere il significato del numero 137 ed esso è: Qabbalà!
Questo numero ha in sé la rivelazione intera ed indica, come dice la parola che lo vocalizza, l’atto del ricevere. Chi ha ricevuto la Qabbalà, ha ottenuto la conoscenza dell’Antica Tradizione, da Adamo ad oggi…dell’Albero della Vita.
Era giunto il momento di esaminare la correlazione delle lettere sopra citate con i numeri corrispondenti e il loro significato cabalistico-esoterico. Il numero 100 è il quadrato del 10, dunque riveste un’importanza particolare nella cultura pitagorica, in cui veniva considerato numero divino proprio per la sua derivazione dal 10… è la completezza, l’uno nello zero ovvero l’unità nell’universo. Cabalisticamente il 100 è associato alla Santità, all’ideale di essere al di sopra del bene e del male, allo spirito puro che può elevarsi a vertiginose altezze o scendere nelle più oscure profondità degli inferi, rimanendo illeso, incondizionabile dagli eventi, puro e libero. Determina quindi il ciclo che si compie per ripetersi… per ricominciare.  Nell’11, l’uno dopo il dieci, l’associazione si compie con la stessa lettera dell’alfabeto ebraico: la Kaf.
Il secondo numero appartenente alla relazione cabalistica numero-lettera, che compone il valore 137, è il 2. E’ primariamente espressione della dualità, di quegli opposti che, unendosi, formano la triade, il prodotto dell’unità che diviene, in tal modo, manifesta. In lettere ebraiche è la Beth, la seconda nell’alfabeto, che indica la Casa di Dio. E’ il contenitore, la matrice universale che contiene la forma; è l’utero materno che contiene il tre, il figlio dell’unione degli opposti, destinato a manifestare l’unità nella tridimensionalità. Beth è il Graal, il contenitore sacro del Sangue di Cristo. Nella cultura orientale è associato al secondo chakra, quello dell’energia sessuale, della creazione materiale, ovvero la matrice dove si forma la vita terrena.
Proseguendo, ci troviamo di fronte il 30. L’esoterismo non dice granché di questo numero, ma è sicuramente importante rilevare che, nell’ordine seguito finora, a parte gli zeri, abbiamo il tre nella sua giusta posizione dopo l’uno e il due, quindi potremmo definirlo come il prodotto, la risultante, dei primi due. Esso diviene così un numero rilevante al pari dei precedenti, in quanto espressione della trinità manifesta, associato alla funzione archetipale di rotazione, dunque al ciclo della vita-morte-vita al quale ogni cosa vivente è sottoposta in questa dimensione. Tre è il numero geometrico del tetraedro, la forma molecolare di base, al quale viene associato il nome di Dio… Dunque, fin qui ho esaminato i primi tre numeri che, con l’eccezione del primo pari a 100 anziché uno, richiamano alla discesa dello Spirito nella terrena dimensione e alla sua conseguente manifestazione, attraverso l’unione degli opposti. Vorrei precisare che, nonostante la mia mente sia abituata a pensare agli opposti quasi sempre in termini di maschio-femmina, in questo caso è consigliabile ampliare la veduta e considerare ogni piccola o grande forza o essere facente parte della tridimensionalità: esistono, infatti, due forze contrarie e uguali in fisica che si “uniscono” per formare l’equilibrio (immaginiamo ad esempio i due piatti della bilancia con lo stesso peso in entrambi); in chimica il nucleo atomico è formato dallo stesso numero di protoni e neutroni, con cariche opposte, sempre con lo scopo di rendere equilibrio all’atomo stesso; nella lampadina, due filamenti con carica opposta (+ e -) danno origine, unendosi, alla luce elettrica…
Il significato dell’ultimo numero identificante, cabalisticamente, il 137, non poteva che mettere la ciliegina sulla torta alle interpretazioni precedenti; l’ovvio epilogo della rivelazione!
Il 5 ha aperto le sue pagine e racconta la storia dell’uomo divenuto se stesso, quell’immagine a somiglianza divina che ha preso forma e si è evoluta fino alla sua massima espressione. Il cinque è l’essere mediano tra la terra e il cielo, non ancora dio ma perfettamente uomo. Nell’archetipo è la “E”, l’espressione della vita, graficamente simboleggiato dall’ Albero posto al centro dell’universo, tramandato come quell’Albero dal quale Adamo trasse la conoscenza del segreto della vita. E, azzardando, mi viene spontanea l’associazione con lo Zed della Grande Piramide… Forse l’Adamo aveva scoperto il segreto della Piramide, attraverso il funzionamento di quell’albero, innalzato nell’ombelico del mondo? Tramandato fino a noi come il numero del pentacolo, della geometria sacra che forma la Stella a cinque punte, questo numero-simbolo è stato screditato nel tempo dalla religione, forse proprio perché custode di una verità intrinseca alla conoscenza e scomoda per chi vuole continuare a detenere il potere sulla creazione. La famosa stella era all’origine espressione dell’Amore, della femminilità, matrice creativa che unisce i cinque elementi presenti nella nostra dimensione. Terra, acqua, fuoco, aria, etere o spirito formano la completezza della vita, l’intero processo del microcosmo nel macrocosmo. Sono cinque le dita della mano umana, cinque i petali di moltissimi fiori, cinque i lobi di molte essenze vegetali, cinque i sensi che ci permettono di interagire nella dimensione fisica… E ancora… è il numero associato alla lettera V, quindi alla costellazione del Toro, quindi alla manifestazione della dea Iside in quanto Hator, madre di Horus, al quale è ancora associato lo stesso numero. Potremmo continuare con analogie e correlazioni, ma, per la presenta trattazione, l’importanza primaria era che avevo ottenuto conferma a ciò che sospettavo da sempre: la Piana di Giza, con le sue colossali e misteriose costruzioni, conduce l’uomo alla verità riguardante le proprie origini. Una verità che contiene in sé le fattezze dell’Assoluto, perché unione di Scienza e Fede, di Terra e Cielo… E’ l’apoteosi della conoscenza nella sua interezza!
Il rapporto scienza-filosofia è evidente tra le megalitiche mura della Piana di Giza. Nei rapporti tra base ed altezza delle tre sorelle, oltre al “miracoloso” 137 erano apparsi altri numeri significativi oltre al 3 e al 5, che ho ampiamente analizzato, il 7 e l’11. Per completezza d’indagine, anche su questi era necessaria una scansione approfondita, sul loro significato filosofico, per dare corpo unico al vociare degli ambienti di ricerca indipendente che vogliono, le costruzioni più famose del mondo, una sintesi di scienza e filosofia ermetica. Sulle proprietà del numero 7 si potrebbe scrivere un intero trattato; mi limiterò ad analizzare solo gli aspetti più significativi, relativamente al mio ambito di ricerca. Partendo sempre dalla conoscenza cabalistica, abbiamo la Zain quale settima lettera dell’alfabeto ebraico. Essa indica la funzione di eternità, della vittoria sul tempo e ci fa tornare in mente l’antico detto egiziano che vuole quest’ultimo timoroso delle Piramidi, come se esse rappresentassero qualcosa in grado di fermare o “giocare” con il concetto di tempo. E 7 è anche l’uomo–dio, che una volta diventato Uomo, prosegue la sua evoluzione nelle dimensioni dello spirito, fino a raggiungere Keter, la sommità dell’umana forma e congiungersi con essa nella dimensione spirituale. Ancora una volta, gli antichi egizi suggeriscono un particolare paragone, riportando alla mente il famoso passo del Libro dei Morti in cui Osiride e Ra si abbracciano, all’interno della Camera del Re, posta nell’ambiente superiore (Keter) della Grande Piramide, e divengono anime gemelle. E proprio nella proporzione tra base e altezza del colosso attribuito a Cheope, esiste questo numero… che è in relazione strettissima con i sette chakra del corpo aurico umano, dislocati lungo la colonna vertebrale. Il suo concetto ermetico si sviluppa, parallelamente alla denominazione attribuita alla torre Zed, inserita al vertice della Piramide e chiamata filosoficamente Colonna vertebrale di Osiride. L’altro numero intrinseco alla stessa costruzione è l’11, di cui, nel bene e nel male, è stato scritto e detto al pari del precedente. L’undici è l’uno dopo il dieci, l’Aleph dopo Tau, il Principio dopo il Compimento. E’ il nuovo inizio, quando un ciclo è stato compiuto, cioè portato a termine con perizia e il tutto torna nelle acque primordiali dell’Oceano del Nun, dal quale, ancora e ancora, può tornare pensiero e forma…
Nella Qabbalà si trova, ancora una volta, la lettera Kaf associata al numero 11 e ancora una voltaè necessario pensare a qualcosa che permette di entrare, di varcare una soglia che, considerando insieme i due valori di base e altezza della Grande Piramide, si può riassumere come “ingresso nell’eternità”. E’ davvero affascinante il modo in cui i nostri predecessori siano riusciti a “raccontare” numeri e loro funzioni, racchiudendoli nelle filosofie ermetiche di tutti i tempi e tutti i luoghi della Terra. Ancora più affascinante è l’idea, che prende forma sempre più concreta, di trovarsi al cospetto di opere architettoniche, uniche custodi del sapere originario. Chiunque vede le Piramidi di Giza per la prima volta, dal vero o solo in fotografia, ne rimane oltremodo affascinato… e accade che qualcosa viene trasmesso all’ignaro visitatore, poiché, consciamente o meno, non potrà più liberarsi di un’idea: cosa rappresentino, in realtà, quegli incredibili colossi di pietra… Nessun altro sito archeologico sulla faccia della Terra, ha mai suscitato tanta corsa alla ricerca, in tutti i campi della scienza, come la sabbiosa Piana di Giza. Ritengo che in esse sia presente da sempre una sorta di energia al di là della scientifica spiegazione. Essa funge da calamita per lo spirito e cattura il cuore e l’Anima dell’uomo, per condurlo alle origini di se stesso… Le tre montagne artificiali, dunque, contengono l’intero Libro della Creazione.

Armando Mei

Estratto dal libro dell'Autore: "Il Segreto degli dèi"

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