Lo sviluppo della Teoria della Datazione Storica dello Zep Tepi, dimostra che il nostro passato remoto è stato caratterizzato dalla presenza di una Civiltà che si è resa protagonista della progettazione e costruzione del complesso di Giza, per trasmettere ai posteri una quantità di informazioni tecnico-scientifiche, a testimonianza del suo passaggio su questo pianeta.
Essa ha comunicato il proprio grado di evoluzione, attraverso l’uso rigoroso del Sapere, testimoniando la propria esistenza con opere monumentali che - nel corso del tempo – l’uomo non è riuscito a replicare.
Giza è un concentrato di tutto ciò che è scienza, intesa quale connessione tra Uomo e Natura; in essa si manifestano tutte le applicazioni che ne derivano, quali, ad esempio, l’astronomia, la geofisica, la geometria, la matematica, l’architettura.
La sua genialità testimonia, al tempo stesso, un invito a leggere nel passato tutto ciò che è necessario, per migliorare la futura evoluzione della nostra specie.
Un capsula del tempo, dunque, che ci mette in correlazione con i nostri antenati. Essi hanno voluto tramandare, anche attraverso l’astronomia, il momento più intenso della loro presenza sul nostro pianeta, realizzando sulla Piana di Giza uno specchio della Volta Celeste. Un punto di comunicazione tra Terra-Cielo.
Perché? cosa ci hanno voluto trasmettere?
Sappiamo che il Progetto Giza è una rappresentazione fisica dell’Età dell’Oro che gli Egizi dinastici riconduco allo Zep Tepi. Le evidenze documentali e, soprattutto, la scientifica dimostrazione dell’allineamento dei monumenti con le stelle, ne sono un’ulteriore conferma.
Quando ho deciso di verificare la disposizione delle stelle nella Volta Celeste nel 36.400 a.C. – grazie all’utilizzo di un software professionale per la simulazione astronomica - mi sono reso conto che, al di là dei soliti cicalecci da salotto, in quel tempo è accaduto qualcosa di estremamente importante.
Ho esaminato, con una certa frequenza, le configurazioni astronomiche, analizzando la posizione degli astri presenti nei cieli di Giza, a quel tempo; più raccoglievo dettagli, sulla posizione dei pianeti e delle costellazioni e maggiore era la certezza che i costruttori avevano coscientemente fotografato il cielo, proprio in quel preciso istante, per tramandare un messaggio tutto da decifrare.
Prima di esaminare i contenuti dell’analisi astronomica, voglio invitarvi a condividere alcuni interrogativi, così da definire nel modo migliore le competenze degli Egizi dinastici a quel tempo; insomma, comprendere se erano realmente in grado di osservare il moto delle stelle, in maniera così precisa e dettagliata.
In verità, le mie perplessità sull’argomento sono notevoli, poiché la conoscenza della dinamica astronomica è talmente complessa, da risultare difficile ipotizzare la possibilità che, un popolo dedito all’agricoltura e all’allevamento, potesse averle sviluppate.
Prima di proporre delle conclusione su qualsivoglia argomento, è mia abitudine sostenere delle indagini propedeutiche, così da acquisire i dati necessari per una corretta valutazione. In questo caso specifico, ho voluto approfondire la materia, facendo delle apposite ricerche partendo dalle tesi proposte dall’Egittologia Ufficiale.
L’oggetto è: “Le conoscenze astronomiche del Popolo del Nilo” durante l’Antico Regno.
Le fonti ufficiali sono molto scarne; mentre per la matematica esistono Papiri che testimoniano conoscenze abbastanza evolute per l’epoca – vedi ad esempio, il particolare contenuto del Papiro Rhind - in materia di astronomia non ci sono spunti di analisi particolarmente rilevanti. Gli Egizi hanno trasmesso – attraverso le loro opere - nozioni molto elementari, nella maggior parte dei casi riproducendo formule funerarie, associate alle dinamiche degli astri; in particolare, associando gli dèi ai corrispettivi astronomici, come nel caso del viaggio del dio Ra - che personifica il Sole - nel suo percorso lungo l’eclittica. L’osservazione del moto delle stelle era effettuata - a quanto è dato sapere dell’Egittologia – con l’utilizzo di un rudimentale strumento, sulla cui precisione, ci sarebbe molto da discutere: il Merkhet.
Questo strumento – nella sua forma più primitiva - era formato da una foglia di palma stilizzata, avente al suo apice un taglio ed una squadra con filo a piombo.
Esso permetteva ai sacerdoti egizi di osservare le stelle, ma, il dubbio è se, effettivamente, fosse sufficiente per scrutare alla perfezione il moto, analizzarne la dinamica, definirne le posizioni angolari, esaminare i moti irregolari (come nel caso di Sirio) e determinare le conseguenti anomalie in termini matematici e, infine, riprodurre tutto in scala tra le sabbie del deserto.
I progettisti avrebbero dovuto annotare dati scientifici di una precisione straordinaria, per poterli riprodurre nei monumenti; ovvero, era necessario conoscere il momento astronomico da riprodurre, dovevano rilevare le coordinate astronomiche degli allineamenti, riportare formule e proiezioni su un supporto cartaceo (oppure in argilla o qualsivoglia altro supporto), così da essere in grado di ottenere una perfetta rispondenza tra Terra e Cielo, garantendo una precisione progettuale che contenesse il messaggio che intendevano tramandare.
Come avrebbero potuto farlo gli Egizi dinastici?
L’analisi dei modelli di osservazione e rilevamento, confermano che il Progetto Giza non poteva essere di matrice Dinastica. Anche in questo caso – così come per le piramidi e per gli oggetti di Naqada – si assiste ad un misterioso processo involutivo. Se volessimo assecondare le opinioni espresse dall’Egittologia Ufficiale, infatti, tra la IV Dinastia ed il successivo periodo dinastico, fino all’occupazione straniera dell’Egitto, si è verificata un’inversione di tendenza che ha condizionato anche l’evoluzione delle capacità scientifiche.
Se in epoca dinastica, gli Egizi erano in grado solo di trasferire semplicistiche descrizioni degli astri – come nel caso del Sole e della Costellazione di Orione - significa che tutte le conoscenze, acquisite fino a quel tempo, erano andate completamente perdute.
Volendo proporre un paragone, è come se la nostra moderna società - tecnologicamente avanzata - da qui a qualche tempo, perdesse memoria delle conoscenze acquisite e si trovasse nella condizione di dover ripartire dal nulla. E’ successo questo in Egitto? Se volessimo tener conto dei reperti, l’Egitto ha vissuto due fasi storiche diametralmente opposte: un momento straordinariamente intenso, collegato alle primissime fasi del periodo dinastico e, successivamente, ha conosciuto una fase di totale oscurantismo tecnico-scientifico, con conseguente ritorno allo stato primordiale. Un catastrofico azzeramento del Sapere che conduce l’Egitto dalle meraviglie delle Piramidi di Giza e di un Sapere Illuminato, ad una sorta di Medio Evo della conoscenza. La sommatoria delle considerazioni proposte, restituiscono un risultato poco convincente e, l’unica strada percorribile, è ritenere la fase predinastica egizia come foriera di eventi caratterizzati dal retaggio di una Civiltà avanzata. Questo è il motivo per cui ritengo l’Egitto dinastico quale espressione di una funzione destinata alla preservazione di un antico Sapere ereditato da un’altra Civiltà. Del resto, basta dare una lettura approfondita ai testi Egizi, rinvenuti tra le sabbie del deserto, osservarne tutti i particolari e trarne le opportune conclusioni:
“I Testi delle Piramidi specificano il momento della giornata in cui il cielo deve essere osservato ovviamente l’alba, poiché si diceva che la nascita degli dèi fosse avvenuta in quel momento: “(…) La luce dell’alba viene in tuo aiuto con Orione […] la terza è Sothis [Sirio] (…) Formula 820
Sothis viene inghiottita [cioè compare appena all’alba] dalla Duat, pura e viva nell’orizzonte. Formula 151
Le zattere di giunchi nel cielo vengono fatte scendere a me (…) affinché su di esse io possa salire da Horacti all’orizzonte. Salgo a questo lato orientale del cielo dove sono nati gli dèi, e io sono nato come Horus, come “Lui dell’orizzonte” […] Sothis è la mia [compagna] (…) Formula 927-930
“Il cielo è limpido [sta illuminandosi] Sothis vive (…) Formula 458
Analizziamo gli allineamenti astronomici che si sono verificati nel Cielo di Giza, in momenti diversi, per individuare, insieme, il momento preciso in cui Terra e Cielo si congiungono. Le tavole astronomiche che seguono, si riferiscono a vari momenti del ciclo precessionale compreso tra il 9.000 ed il 36.900 a.C. così da poter avere una visione d’insieme del fenomeno e poter osservare la plausibilità delle conclusioni che si generano. Nell’esposizione che segue, ho proposto un’analisi senza aggiungere alcun tipo di commento, se non una semplice descrizione delle configurazioni che, di volta in volta, si sono verificate. La scelta dei periodi - prendendo spunto sia dalla Teoria della Correlazione di Robert Bauval che dalla mia Teoria sulla Datazione Storica dello Zep Tepi – sono quelli maggiormente indicativi e si integrano alla perfezione con le variabili astronomiche e simboliche che emergono dalla lettura dei testi sacri egizi. Il software utilizzato per simulare le varie fasi della precessione degli equinozi è lo Starry Night Professional 7.0, che in materia è sicuramente il migliore in assoluto e, certamente, quello che consente di andare indietro nel tempo con una certa precisione. Ma analizziamo attentamente le tavole astronomiche riportate di seguito.
Giza: La Volta Celeste nel 9.000 a.C.
Come è possibile osservare da quest’immagine, siamo all’equinozio di primavera dell’anno 9.000 a.C. Il punto di osservazione terrestre è localizzato esattamente al centro della facciata est della Grande Piramide. Il Sole è all’orizzonte in congiunzione con Regolo, mentre la Costellazione del Leone sembra proteggere il sorgere dell’Astro. In questa configurazione, la posizione della costellazione del Leone è perfettamente allineata alla linea immaginaria dell’orizzonte celeste, quasi fosse adagiata in atteggiamento di controllo. La Costellazione di Orione è orientata verso Sud-Est ad un altitudine di 12°1.242’, leggermente distante dal meridiano celeste, posizionato a sud. La Luna è esattamente nella “mano destra” di Orione, mentre la Costellazione del Cane Maggiore, con Sirio, è ben al di sotto dell’orizzonte. E’ evidente l’assenza di qualsiasi ipotetica simmetria tra gli astri e i corrispettivi monumentali, Soprattutto, le posizioni della Costellazione di Orione e della Costellazione del Leone sono completamente fuori asse rispetto ad un ipotetico allineamento ideale con i monumenti maggiori di Giza.
La correlazione che stiamo osservando, conferma che, questo periodo astronomico, non può essere considerato ai fini della determinazione di un momento epocale che possa essere ricondotto allo Zep Tepi, poiché tutti gli astri sono fuori asse rispetto ai monumenti.
E’ opportuno, quindi, verificare momenti astronomici differenti, per individuare l’epoca che i costruttori hanno immortalato nelle sabbie del deserto egizio.
Giza: La Volta Celeste nel 10.500 a.C.
L’allineamento che stiamo osservando è quello proposto da Robert Bauval, nella sua Teoria della Correlazione. Siamo a Giza nell’anno 10.500 a.C.
Come è possibile notare, all’alba dell’equinozio di primavera, la Costellazione del Leone si trova fuori asse rispetto alla Sfinge, poiché non sembra rispettare la medesima posizione del monumento sulla Piana di Giza, considerando la stella Regolo come elemento di riferimento. La Costellazione di Orione, invece si trova sul meridiano celeste, al un’altitudine di 13°47.994’, leggermente direzionata verso il quadrante di sud-est.
In questo caso, è palese che la stella Mintaka si trova esattamente sul meridiano, mentre la stella Al Nitak è posizionata verso sud-est. Questa collocazione è, chiaramente anomala, poiché gli elementi principali della Cintura di Orione e della Piana di Giza – così determinati, per le loro dimensioni - sono completamente disaggregati. Da notare la presenza del pianeta Venere che sopravanza la Costellazione del Leone, poco al di sotto dell’Eclittica a 18°57.703’. Sirio, viceversa, è al di sotto dell’orizzonte celeste e quindi non visibile; apparirà all’orizzonte celeste, molto più tardi, nel corso della normale dinamica astronomica.
L’assenza della stella Sirio nella configurazione è un dato determinante, soprattutto in considerazione della funzione e del ruolo acquisito da Iside nelle vicende dello Zep Tepi.
L’allineamento proposto da Robert Bauval, presenta diverse incongruenze, troppi elementi fuori simmetria, per poterla considerare plausibile ai fini della determinazione del Primo Tempo di Osiride. In linea generale, si potrebbe ipotizzare una sua correttezza storica solo, e solo se, volessimo considerarla come momento conclusivo di un ciclo precessionale che ha, nell’origine dello Zep Tepi, il suo principio. Viceversa, se volessimo ritenere la proposta del ricercatore alessandrino, quale dato che determina lo Zep Tepi, allora non possiamo non sottolineare che i dettagli dimostrano l’inconsistenza scientifica della teoria del 10.500 a.C., poiché mancante di opportuna intima correlazione tra stelle e monumenti.
Pertanto, non ci resta che tornare indietro nel tempo, nel tentativo di individuare il momento preciso in cui si manifesta la perfetta congiunzione tra la Piana di Giza e la Volta Celeste.
In questa immagine si è simulato il ciclo precessionale che torna indietro nel tempo fino all’anno 34.920 a.C.
Esattamente un ciclo precessionale dopo il 9.000 a.C. andando a ritroso nel tempo. Anche in questo caso, siamo all’alba dell’equinozio di primavera. Il confronto tra i due allineamenti, propone una disposizione similare delle costellazioni, con una variante molto interessante: sull’orizzonte celeste si verifica un’importante congiunzione tra Venere–Sole–Regolo.
Giza: La Volta Celeste nel 34.920 a.C.
Una simbologia particolarmente intensa che richiama alcuni personaggi centrali della mitologia egizia.
Tuttavia, la posizione del Leone, anche in questo ordinamento, non rispetta la simmetria con la Sfinge, mentre la Costellazione di Orione si posiziona a sud-est rispetto al meridiano celeste, ad un’altezza di 12°15.362’. Come è possibile notare, la posizione di Orione non soddisfa l’allineamento con i monumenti di Giza, poiché decisamente fuori asse. Infine, Sirio si posiziona appena sotto l’orizzonte celeste ed è invisibile al punto di osservazione.
E’ chiaro che il periodo astronomico è assolutamente privo di senso scientifico, poiché non evidenzia alcuna simmetria tra monumenti e le Costellazioni.
Godiamoci, ora, uno dei momenti più straordinari della storia del nostro passato remoto, allorquando, nei cieli di Giza si allineavano astri e pianeti secondo una logica divina.
Siamo all’equinozio di primavera dell’anno 36.400 a.C. I primissimi raggi di Sole stanno annunciando l’Alba.
La Costellazione del Leone e la Sfinge si fissano negli occhi, incrociando il loro sguardo ad un’angolazione di Sud-Est. Sul Meridiano Celeste è posizionata la Costellazione di Orione, disposta in perpendicolare rispetto alle Piramidi.
Il cielo sopra Giza all’equinozio di primavera dell’anno 36.450 a.C.
Il primo dato che suscita meraviglia è la peretta congiunzione tra Al Nitak - la stella maggiore della Cintura di Orione - e la Grande Piramide che è il suo corrispondente monumentale.
In nessun altro allineamento astronomico proposto, si stabilisce questa precisa congiunzione tra i due elementi maggiori della Piana e della Volta Celeste. Al Nitak taglia il meridiano, come la Grande Piramide si trova precisamente al centro della massa terrestre, ovvero all’incrocio tra il meridiano ed il parallelo principali, ovvero a 1/3 della distanza fra Equatore e Polo Nord, rappresentando lo “zero naturale” di longitudine. Ecco l’immagine che la perduta Civiltà di Giza ha voluto immortalare.
Inoltre, è di notevole rilievo notare gli altri elementi astronomici che confermano ed esaltano il concetto di Primo Tempo o di Nuova Epoca.
Innanzitutto, la posizione che assumono i pianeti nel corso del loro moto orbitale. Essi sono tutti concentrati nell’emisfero di Sud-Est, quasi come se volessero accompagnare il sorgere del Sole nel suo viaggio lungo l’eclittica.
In particolare, desta interesse il nostro satellite naturale, la Luna, poiché essa, astronomicamente, è nella sua “fase nuova”, siccome ha poche ore di vita ed è posizionata appena sotto l’orizzonte celeste, pronta a seguire il suo “sposo” nel cammino verso la luce.
Desta stupore, invece, la posizione del pianeta Saturno, che è l’unico che si localizza nell’emisfero Sud-Ovest. La sua posizione ha un significato molto profondo che analizzerò da qui a qualche momento.
Infine, è rilevante annotare la posizione di un astro importantissimo per l’Antico Egitto: Sirio-Iside.
La Stella si colloca esattamente sopra l’orizzonte compresa tra le due costellazioni del Leone e di Orione. La sua posizione, nell’allineamento del 36.400 a.C. è fondamentale, poiché si propone come dato inconfutabile della volontà dei costruttori di fotografare questo momento e non altri.
Sirio, infatti, è presente solo in questo allineamento, mentre risulta completamente assente in quelli proposti da altri ricercatori, a cominciare dall’ipotesi di Bauval.
Dalla lettura dei Testi Antichi si evince, a sostegno di quanto finora esposto, quanto sia importante il ruolo di Iside nelle vicende che si svolsero durante lo Zep Tepi, dopo l’uccisione di Osiride da parte di Seth. Così come narra il Mito, ha avuto un ruolo di primo piano nella triste epopea del tempo e, non può non presenziare, astronomicamente, all’immortalità dello Zep Tepi, a testimonianza imperitura del Governo degli Dèi, quando l’Egitto aveva raggiunto il suo massimo splendore. La sua presenza nella Volta Celeste è un chiaro elemento distintivo che riconosce nella dèa, cara all’Egitto, una funzione chiara e definita nelle corrispondenze astronomiche del 36.400 a.C. Questo è il Sapere tramandato dalla Civiltà che ha edificato il complesso monumentale più ermetico della Storia Remota della nostra specie. Una Sapere chiaro, eloquente, ineccepibile, inoppugnabile. Sirio si configura come l’ultimo baluardo che conferma la teoria del 36.400 a.C.
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